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VENETO, TRISTE RIEPILOGO DEL PERCORSO A OSTACOLI DELLA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE “LIBERI SUBITO”

Il testo della proposta di legge di iniziativa popolare è stato depositato in Regione il 21 dicembre 2022, e a febbraio è iniziata la raccolta firme. Senza la minima copertura mediatica da parte degli organi di informazione, abbiamo raccolto 9.072 sottoscrizioni (quasi il doppio di quelle richieste!) che abbiamo depositato in Consiglio regionale il 30 giugno 2023.

Il 12 luglio, l’ufficio di presidenza del Consiglio ha dichiarato ammissibile la proposta.
Poi, il silenzio.

Il 14 ottobre abbiamo organizzato una conferenza stampa a casa di Stefano Gheller e, finalmente, a distanza di qualche giorno, i capigruppo del Consiglio regionale ci hanno convocati a Palazzo Ferro-Fini.

Si è quindi aperta una discussione tra chi voleva che la proposta venisse direttamente sottoposta al voto del Consiglio regionale, e chi richiedeva un vaglio preliminare da parte Commissione Sanità (solo successivamente avremmo scoperto che i consiglieri che chiedevano il passaggio in Commissione, in realtà, puntavano ad affossare la proposta per evitare di doversi esprimere nel voto d’aula e, magari, scontentare il loro elettorato…).

La Regione ha infine optato per l’avvio dell’iter in Commissione.
I lavori sono iniziati il 31 ottobre e, fin da subito, la maggioranza dei consiglieri ha sollevato dubbi in merito alla competenza della Regione sulla materia del suicidio medicalmente assistito. Un vero e proprio cavallo di battaglia attorno al quale si sono riuniti i contrari alla proposta e i consiglieri che non vogliono esporsi.

Nelle due sedute successive si sono svolte le audizioni, quasi tutte di realtà cattoliche “pro vita.
Nota di colore: ad eccezione di una singola donna, tutti i relatori erano uomini.

Nel mentre, sul tema della competenza, l’ufficio di presidenza ha tirato in ballo l’Avvocatura di Stato, la quale, con un parere striminzito, ha affermato che la legge “potrebbe” interferire con la competenza statale. Tuttavia, l’ufficio legislativo regionale ha invece sostenuto che la legge rientra nella competenza regionale. Il cavallo di battaglia dell’incompetenza comincia a vacillare…

Nell’ultima seduta della Commissione, un consigliere della Lega ha sostenuto che il servizio sanitario regionale avrebbe solo l’obbligo di verificare i requisiti e non anche di fornire l’aiuto medico a morire: il malato, quindi, si dovrebbe arrangiare pagando la prestazione ad un centro privato…

Si arriva quindi al tema costi: secondo la Prima Commissione, in base alla valutazione tecnica della Giunta, l’attuazione della proposta di legge regionale costerebbe 250.000 euro l’anno. Cifra che, secondo la Commissione, non potrebbe essere finanziata con le risorse già destinate alla sanità e dovrebbe essere fatto uno stanziamento a livello regionale con conseguente – non si capisce perché! – caducazione dell’intera proposta di legge.

Tenendo in considerazione che dal 2019 ad oggi, in Veneto, sono pervenute sei richieste di suicidio medicalmente assistito, di cui solo due accolte, l’esorbitante cifra non si spiega.

La Commissione viene quindi sospesa per emettere un parere, circostanza che fa saltare il voto in Consiglio regionale previsto per il 19 dicembre.

Il giorno dopo, l’associazione Exit Italia smentisce ai giornali di aver fornito alla Giunta una valutazione di costo sul suicidio medicalmente assistito in Italia (com’era invece stato detto in Commissione) e contesta la correttezza della valutazione effettuata.

A questo punto i lavori vengono interrotti e si andrà direttamente al voto in Consiglio regionale a gennaio. Insomma: volevano discutere in Commissione, ma… Era uno scherzo.

Laura Parotto
Tesoriera di Verona Radicale e membro del comitato promotore della proposta di legge regionale di iniziativa popolare Liberi Subito Veneto

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